Le famiglie con un figlio disabile, secondo l’approccio evolutivo, cominciano a differenziarsi dalle altre famiglie a partire dalla nascita del figlio. Si riscontrano infatti problemi di accettazione, percezione dell’handicap, compiti di cura, riorganizzazione della coppia. In questa riorganizzazione, una particolare attenzione viene data alla relazione fraterna “siblings” (vale a dire fratello o sorella di persone con disabilità), un tema che ha appassionato molti ricercatori.
Opinioni divergenti
Studi recenti affrontano la qualità della relazione fraterna presentando un quadro confuso, la maggior parte descrive gli elevati rischi di disadattamento e sofferenza psicologica, considerando i fratelli sani come una “popolazione a rischio”. Altri studi, invece, riportano che i fratelli non disabili hanno uno sviluppo cognitivo ed emotivo regolare e buone capacità adattive e sociali. Spesso, ad esempio, si riscontra in questi fratelli una maggiore empatia e altruismo e una maggiore comprensione per le persone con disabilità. Sono molti i fattori che possono determinare le caratteristiche della relazione fraterna, tra i fattori più considerati compaiono le variabili demografiche statiche come il genere, l’ordine di genitura, l’età, la grandezza della famiglia, lo status socio-economico e il livello di gravità della patologia. Nel rapporto tra fratelli e sorelle nella dimensione della “diversabilità”, i genitori hanno un ruolo insostituibile nel facilitare e sostenere la relazione fraterna, soprattutto nel rapporto con il figlio con disabilità. I genitori partono a volte da un bisogno di rassicurazione che “va tutto bene” e che non devono preoccuparsi (anche) del fratello normodotato. Di fatto poi sono molto disponibili ad aprire spazi di consapevolezza su un mondo, quello dei siblings, presente e silenzioso che necessita di attenzione e rispetto e che in cambio potrà dare molto in futuro alla famiglia o anche alla società.
Il rapporto tra i due fratelli
I rapporti tra fratelli differiscono, generalizzazioni universali sulla loro natura ed influenza sono impossibili. (Powekk e Ogle, 1985). I fattori che possono determinare le caratteristiche della relazione fraterna, sono diversi: le variabili demografiche statiche come il genere, l’ordine di genitura, l’età, la famiglia, lo status socio-economico e il livello di gravità della patologia. Si può dire che talvolta i bambini con un fratello disabile non riescono a capire la patologia, in questa fase le categorie “maggiore”, “minore” vengono sostituite da “capace”, “non capace”, ciò può comportare che, se il fratello non disabile sia il secondogenito, ad esempio, si possa trovare ad avere un ruolo molto diverso da quello che gli sarebbe spettato. Qualora invece, ci si trovi di fronte a siblings adolescenti è riscontrabile, quanto questi ultimi possano sentirsi estranei al gruppo dei pari, avendo raggiunto per esperienza di vita familiare una superiore maturità a quella dei coetanei; infine i siblings adulti diventati a loro volta genitori riportano un comportamento molto attento e riflessivo nei confronti della propria prole.
Di Giulia Liperini
Psicologa, Psicoterapeuta, esperta in DSA, Didatta IPR di Pisa. Socio Ordinario SIPPR
Alessandra Testi
Psicologa, Psicoterapeuta, esperta in DSA. Socio Ordinario SIPPR